storia archivistica |
L'archivio dal 1985 è depositato presso la Biblioteca civica "R. Bortoli" di Schio, collocato nel magazzino superiore in scaffali metallici, per un'estensione di 12 metri lineari. Pur mantenendo in parte la fisionomia che, da annotazioni autografe, dalla corrispondenza e dall'ordinamento per fascicoli secondo le modalità dell'epoca, risulta aver acquisito nel periodo in cui il Senatore Rossi conservava le proprie carte sia nel villino di Santorso, sia nella casa paterna di Schio, l'archivio risente fortemente della risistemazione operata da Ferruccia Cappi Bentivegna1, che riorganizzò il materiale alterando l'ordine originario e risistemandolo in nuove buste e cartelle in funzione del suo lavoro.
Questo risulta evidente esaminando alcuni indizi di ordinamenti precedenti presenti nell'archivio: 1) è stato ritrovato un numero esiguo di fascette che dovevano identificare il materiale così com'era ordinato nella villa di Santorso, in quanto la calligrafia è quella di Alessandro Rossi e le diciture corrispondono solo in parte ai titoli dati ai fascicoli nel 1955; 2) nella busta 81 è stato ritrovato copia dell'elenco degli stampati e manoscritti dell'Archivio senatore Alessandro Rossi, compilato in occasione del trasferimento presso il villino del figlio Giovanni. Il materiale risulta essere stato ordinato per lo spostamento in due grandi gruppi: "Stampati" e "Manoscritti", mentre la consistenza delle buste e i titoli dei fascicoli riprendono approssimativamente quanto proposto dalla Cappi Bentivegna. Con l'acquisizione da parte della biblioteca nel 1985, il dr. Bernardi, dopo un accurato studio delle unità documentarie, ha realizzato un inventario sommario, compilato nel 1998, che riflette l'organizzazione delle carte del 1955.
Prima dell'intervento del 2004 l'archivio risultava suddiviso in tre sezioni: la "Corrispondenza", la "Miscellanea" (queste due sezioni sono riportate sommariamente nell'inventario del 1998) e la "Zavorra". Nella prima erano raccolte, in 27 buste (numerate dalla n. 1 al n. 28, la busta 18 attualmente è vuota3) contenenti un numero variabile di fascicoli, le lettere dei corrispondenti in ordine alfabetico, principalmente indirizzate ad Alessandro Rossi; ad ogni mittente era stato intestato un fascicolo. La seconda sezione, invece, conteneva il restante materiale in fascicoli per argomento, disposti nelle buste (in tutto 91) per soggetti affini, ma non sempre con un ordine preciso. Le ultime 10 buste, denominate "Zavorra" dalla Cappi Bentivegna, contenevano materiale giudicato di scarsa importanza dalla giornalista, ma che in occasione del riordino del 1998, è stato in parte risistemato e reinserito nei fascicoli corrispondenti. Con l'intervento del 2004 dopo l'esame dello stato di fatto del materiale e degli elementi acquisiti, è risultato impossibile ricostruire l'ordine originario delle carte così come era stato pensato e attuato da Alessandro Rossi. I ripetuti spostamenti dell'archivio e il passaggio ai figli, infatti, hanno favorito non solo un accrescimento della consistenza, con l'aggiunta di documenti di Giovanni e degli altri figli, ma anche continue riorganizzazioni delle carte funzionali ai nuovi possessori. L'intervento della Cappi Bentivegna, infine, ha portato a un nuovo ordine, che, però, in alcuni casi rispecchia quelli precedenti. Si è, quindi, deciso di limitarsi a fotografare l'esistente, spostando materiale solo nel caso in cui appariva chiaro l'errore dal confronto di più elementi4; qualsiasi ipotesi di ordinamento alternativo è stata proposta solo in nota, rispettando l'ordine delle carte. L'inventario attuale presenta la descrizione dei singoli fascicoli nei quali è stata posta la segnatura. In alcuni casi la segnatura delle unità è stata modificata, in quanto alla stessa corrispondevano più buste, ora ogni busta ha la sua segnatura progressiva5. Solo un caso è stato lasciato invariato, riguarda la busta 85: 2 buste, ora 85 e 85bis, perché la seconda busta era stata creata nel 1998 per ragioni pratiche di conservazione del materiale, impossibile da contenere in una sola unità di confezionamento, ma che non presenta un'autonomia archivistica rispetto alla prima. Questo ha portato ad una variazione di consistenza, infatti le attuali unità di confezionamento sono 131 rispetto alle 110 indicate nell'inventario del 1998. |
riferimenti bibliografici |
Franco Barbieri, E' il belga Vivroux l'architetto della Fabbrica alta, Industria vicentina, anno IV, N. 3, 1984 Franco Barbieri, Archeologia industriale nel Veneto. Dall'opificio di N. Tron (1726 ca.) alla Fabbrica
alta (1862), Ricerche di storia dell'arte, n. 7, 1979 Lucio Avagliano, Alessandro Rossi e le origini dell'Italia industriale, Napoli, Librerie scientifica, 1970 Ferruccia Cappi Bentivegna, Alessandro Rossi e i suoi tempi, Firenze, G. Barbera Editore, 1955
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