Biblioteca civica "R. Bortoli" di Schio

Archivio Scuola libera popolare di Schio

forma autorizzata del nome Scuola libera popolare di Schio, 1901-197
Date di esistenza 16 dicembre 1901 - 1972
funzioni, occupazioni e attività Associazione culturale per la diffusione della cultura tra le classi popolari.
storia

La Scuola libera popolare di Schio, nacque nel 1901, quando, il 16 dicembre, Giuseppe Longinotti, preside della Scuola tecnica scledense , promosse un incontro in Municipio tra i rappresentanti del Comune, delle associazioni operaie, gli insegnanti delle scuole elementari e secondarie e altri notabili per istituire un Scuola libera popolare sul modello di quelle che stavano sorgendo in tutta Italia. In questa occasione venne eletto un Comitato operativo, che successivamente si trasformò nel primo Consiglio direttivo, presieduto dallo stesso Longinotti e coadiuvato da Silvio De Pretto, Giovanni Maria Corradi, Gian Battista Gelmetti e Oreste Pilati come segretario. L'inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 29 dicembre 1901 nella sala consigliare del Municipio, dove il presidente Longinotti pronunciò il discorso inaugurale sulle finalità della nuova istituzione. L'attività della Scuola iniziò già nel 1902 con la prima serie di lezioni, alle quali venne affiancata la pubblicazione del periodico «La Scuola libera popolare» (il cui primo numero uscì il 15 maggio 1902) inteso come completamento necessario delle lezioni frontali. Nel 1907 venne costituita l'"Unione veneta delle Scuole libere popolari e istituzioni affini", con sede a Venezia, presidente David Levi Morenos e vicepresidente Giuseppe Longinotti; il periodico della Scuola scledense divenne l'organo ufficiale dell'Unione e il prof. Giuseppe Flechia ne fu nominato redattore. Per la verità un manifesto della Scuola libera popolare di Schio datato 27 maggio 1906 invitava la cittadinanza scledense a accogliere i graditissimi "rappresentanti delle università e scuole libere popolari del Veneto" a testimonianza che già prima del 1907 e proprio a Schio si stavano testando le prime forme di cooperazione con le consorelle venete. In questi anni la Scuola diede vita a corsi serali per analfabeti, attivò un servizio bibliotecario e anche corsi di stenografia e lingue straniere per quanti intendevano ad emigrare e organizza intrattenimenti musicali. Lo scoppio delle ostilità belliche interruppe bruscamente l'attività della Scuola, che si riorganizzò soltanto a partire dal 1921, presieduta da A. Puttin. L'avvento del fascismo costrinse a rallentare le iniziative, fino a che la Scuola libera popolare non 155 venne incorporata nell'Istituto fascista di cultura, presieduto da Algiso Zerbato, direttore didattico della zona di Schio. La ricostruzione dell'istituzione nel 1947 si deve al prof. Giuseppe Flechia; egli ottenne il patrocinio della Pro Schio e del CRAL comunale, il quale, per il primo anno, garantì l'organizzazione delle lezioni con il contributo finanziario e con la prestazione della sua Segreteria. Le lezioni si tenevano nella sala Ridotto del Teatro civico (oppure presso la Sala ginnastica delle Scuole elementari di via Pietro Maraschin, dal 1902-1913). Presidente fu ovviamente nominato Giuseppe Flechia, riconfermato ogni anno fino al 1954, coadiuvato nella funzione di segretario da Giovanni Meneghini, economo della società scledense De Pretto Escher Wyss (di Silvio De Pretto, suocero di Giuseppe Flechia), che, specie negli anni 1950-3, si sostituì ad un ormai malato Flechia nel ruolo di presidente pro tempore. Nel 1951 la Scuola entrò a far parte dell'Unione italiana della cultura popolare, un'associazione nazionale, retta dalla Società umanitaria di Milano, che aveva il compito di coordinare l'attività delle università e scuole libere popolari e fornire appoggio e collaborazione nell'aggiornamento dei docenti, dei programmi e dei metodi; sempre in seno alla Società umanitaria era sorta la Federazione italiana delle biblioteche popolari, che nei proposito doveva fornire consulenza nella creazione di raccolte librarie a sostegno delle attività didattiche delle scuole. Momento di crisi per la Scuola fu il 1953: l'assemblea dei soci del 22 ottobre andò pressoché deserta, sintomo di un clima di disinteresse verso la Scuola a partire dallo stesso Meneghini, dimissionario per i crescenti impegni di lavoro. Ad assumersi la responsabilità e il compito di infondere nuova vitalità alla Scuola fu Armando Tomiello (noto a tutti come Tamiello), che ricostruì un nuovo Consiglio direttivo, di cui divenne Presidente riconfermato fino al 1972. Storico e profondo conoscitore della memorie locali, Tamiello cercò di rinnovare la Scuola alle nuove esigenze di una società e di una Schio profondamente cambiata rispetto a quella dei suoi predecessori Longinotti e Flechia. La formula tuttavia non cambiò nella sostanza: continuavano le lezioni con la partecipazione di cattedratici e di esperti, affiancate alla proiezione di documentari cinematografici e alternate da gite e visite guidate, con carattere turistico-istruttivo, a città d'arte o stabilimenti industriali del Veneto. Non mancano tuttavia momenti di più ampio respiro, come il convegno organizzato nell'ottobre del 1954 a Recoaro intitolato: Educazione degli adulti:principi ideologici e realizzazioni pratiche: educazione e democrazia, che vide la partecipazione,tra gli altri, di rappresentanti del Ministero della pubblica istruzione (Giovanni Antonucci), di Pacifico Guidolin presidente della Scuola libera popolare di Castelfranco veneto, Aldo Bobba (consigliere nazionale del Partito liberale). La conduzione della Scuola assunse sempre più un carattere familiare, tanto che il Consiglio direttivo non aveva una propria sede ma trovava ospitalità nelle case dei membri, e ben presto i limiti di una dipendenza troppo stretta dalla volontà e dall'iniziativa di Tamiello si mostrarono chiaramente: alla sue dimissioni per motivi di salute nel 1972 nessuno sa raccoglierne con costanza programmatica l'eredità e l'ente si sciolse spontaneamente.

Archivio Scuola libera popolare di Schio

1902 - 1965

fascicoli 112